Schignano è un piccolo paese nella Valle d’Intelvi composto da 7 frazioni con circa 900 abitanti. Comunità nei tempi di pastori e di lavoratori stagionali è noto per la singolarità del suo Carnevale.

Ce ne hanno parlato Gerardo Monizza, noto scrittore e testimone della cultura comasca (ricordate alla cena di Natale la storia dei Re Magi?) e Stefania Pedrazzani scrittrice e voce culturale della Valle d’Intelvi . Secondo Gerardo Monizza si può parlarne anche se in tempo di Quaresima perché esisterebbe un giorno, secondo tradizione, durante il quale si è liberi di interrompere digiuni e preghiere, e noi quindi ”in questa occasione non ne risultiamo poco corretti”. Stefania Pedrazzani con l’aiuto di varie fotografie ci ha poi introdotto nello spirito del carnevale a partire dall’8 dicembre giorno in cui i coscritti della leva girano il paese cantando canzoni storiche per poi passare al 5 gennaio giorno di grande festa per il paese con processione, canti e serata danzante : compaiono le prime figure mascherate che animeranno il Carnevale: i Bej ed i Brut sotto il controllo della Sigurtà (la sicurezza). Si mette in scena la ricchezza (maschere con colori sgargianti, pizzi , tessuti preziosi e una pancia enorme, in contrapposizione alla povertà (maschere grossolane, abiti rattoppati, portando una vecchia valigia di cartone, tutto sporco, a volte accasciati per terra o agitando i ciòcc, tipici campanacci). Alcuni Bej tengono a corda la moglie, la Ciòcia, l’unico personaggio parlante che brontola e parla in continuazione. Ancora, i Sapor, due maschere sempre in coppia, seri e silenziosi agli ordini della Sigurtà. Infine il Carlisèp, un fantoccio senz’anima, rappresenta la festa vera e propria (sul tipo della Giubiana della tradizione brianzola) che nel martedi grasso improvvisamente si anima e tenta di sfuggire al suo destino inseguito dalle maschere e ripreso per poi essere messo al rogo con il quale termina il periodo di festa. E’ una sorta di canovaccio non scritto che si tramanda oralmente negli anni e che, pur richiedendo una lunga preparazione delle maschere e dei costumi, non ha regole definite, dove tutto il paese partecipa secondo tradizione. Colpisce il fatto che dopo due anni di cancellazioni quest’anno senza che ci fosse alcuna organizzazione ma solo grazie al passaparola nei tre giorni dal sabato al martedi grasso centinaia di maschere spontaneamente giravano per il paese perpetrando quel patrimonio di genuina cultura che caratterizza questo singolare evento.

LF

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